La storia di AIDO (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule), è iniziata a Bergamo, nel novembre del 1971, con l’iniziativa di Giorgio Brumat, friulano residente a Bergamo per lavoro, che diede vita alla DOB (Donatori Organi Bergamo). Questa, associazione, di portata rivoluzionaria a quel tempo ma ancora di respiro provinciale, si diffuse tanto rapidamente che nel febbraio del 1973 lo stesso Brumat guidò un gruppo di amici alla nascita, con incorporazione della DOB, dell’AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi). Successivamente AIDO perfezionò il proprio nome divenendo Associazione per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule, così come è ancora oggi.
Questa sintesi non può rendere l’idea della portata epocale della proposta di Brumat, che spinse verso la medicina e la chirurgia dei trapianti quando ancora questo tema era addirittura osteggiato dalle normative nazionali. Il tutto era nato nel quartiere del Monterosso a Bergamo, con una partecipazione di giovani e di non giovani che decretò immediatamente il più grande successo alla proposta.
In ragione di tutto ciò e di molto altro, la città di Bergamo, con un Consiglio comunale che si è espresso all’unanimità, ha decretato di collocare le spoglie mortali di Giorgio Brumat, bergamasco non di nascita ma di adozione e di attività sociale, nel Famedio, presso il Cimitero Monumentale di Bergamo. Un riconoscimento rarissimo e riservato alle grandi anime della città orobica.
La solenne cerimonia di collocazione delle spoglie mortali di Brumat presso il Famedio cittadino si è svolta domenica 13 giugno, alla presenza dell’assessore Giacomo Angeloni, in rappresentanza della città di Bergamo, della Presidente Provinciale della Sezione AIDO di Bergamo, Monica Vescovi, del Presidente del Consiglio Regionale AIDO Lombardia, Corrado Valli, e della Presidente Nazionale di AIDO, Flavia Petrin, arrivata per l’occasione, dalla residenza in provincia di Venezia, a segnare una grande attenzione per questa iniziativa bergamasca. Molti i partecipanti alla cerimonia, oltre duecento, con più di cento labari da ogni parte della Lombardia e una delegazione addirittura dalla Basilicata.
Molto ricca di emozioni la cerimonia, iniziata con assoluta puntualità presso il Cimitero di Bergamo, presenti numerosi labari a segno della partecipazione di Gruppi, Sezioni e Consigli regionali da tutta la Lombardia e da ogni parte d’Italia. Presente, fra gli altri, il Presidente dell’AIDO Basilicata, Fabiano Popia, particolarmente affezionato a Brumat e a Bergamo.
Il saluto di benvenuto è stato rivolto ai partecipanti dall’assessore Giacomo Angeloni, che ha voluto ringraziare AIDO per quanto sta facendo ormai da quasi mezzo secolo a favore delle persone più fragili e sofferenti. Angeloni ha sottolineato quanto la risposta del Consiglio comunale di Bergamo alla proposta di collocare Giorgio Brumat nel Famedio sia stata immediata e corale, quasi senza nemmeno discuterne, tanto forte era la condivisione fra tutti i consiglieri e la Giunta comunale.
Dopo avere illustrato l’intensa attività associativa, con importanti riflessi sociali e sanitari dell’AIDO in provincia di Bergamo e in Lombardia, l’assessore Angeloni ha passato la parola al Presidente AIDO Lombardia, Corrado Valli che ha introdotto con un ringraziamento a tutti gli intervenuti, “in questo momento storicamente importante che ha una doppia valenza: quella di riconoscere la grandezza umana e civile del nostro fondatore e quella di aprire ufficialmente i festeggiamenti per il cinquantesimo dalla nascita dell’Associazione Donatori Organi Bergamo. Siamo qui a ricordare un uomo capace di visione profetica ma soprattutto a ricordare la sua grande intuizione e la sua instancabile capacità di portare avanti questa idea di una società migliore, più solidale e giusta. Tutti possiamo avere delle idee brillanti ma la differenza la fa chi le sa perseguire nel tempo con tenacia, con forza, con determinazione con entusiasmo, come ci ha insegnato Giorgio Brumat. Grazie alla sua indomabile forza di volontà, da friulano che si sposa bene con quella dei Bergamaschi ha saputo bussare a tante porte, senza timore di non essere accolto. Ha bussato alle porte dei medici più importanti dell’epoca per chiedere supporto scientifico; ha bussato alle porte dei politici per chiedere anche a loro un sostegno ed un deciso intervento normativo. E così con le imprese, con il mondo economico, con le istituzioni locali. Mai fermo. Mai domo. Giorgio che ha lanciato questa idea in un quartiere che non era un quartiere di quelli facili perché a quel tempo molti giovani vivevano problemi sociali e sanitari; c’erano i temi delle dipendenze e della difficoltà delle famiglie ad integrarsi all’interno del tessuto urbano e sociale della città ma proprio lì questa idea attecchisce, subito accolta con grande spirito di solidarietà in occasione anche della donazione di sangue. Sono passati 50 anni ed oggi diamo il via alle celebrazioni che proseguiranno con molti altri eventi importanti”.
È stata poi la volta della Presidente Nazionale Flavia Petrin, sinceramente commossa, che ha ringraziato l’assessore Angeloni e con lui la città di Bergamo, i Presidenti: Provinciale Vescovi e Regionale Valli, per l’impegno organizzativo e per il graditissimo invito a Bergamo per questa cerimonia.
“Questa nostra Associazione – ha ricordato la Presidente Petrin – è nata, è stata accudita, difesa e soprattutto amata da Giorgio Brumat. Sono trascorsi ormai cinquant’anni dalla fondazione del DOB, da quel settembre del 1971 in cui all’oratorio del Monterosso, l’indimenticabile Giorgio lanciò la sua proposta. Il 14 novembre dello stesso anno nasceva ufficialmente l’Associazione. Pareva a molti una impresa disperata, quella di fondare una Associazione di donatori di organi e, in verità, gli ostacoli da superare furono subito tanti nulla scoraggiò l’indomabile Brumat, che infatti riuscì nella titanica impresa di imporre l’AIDO in tutta Italia”.
Flavia Petrin ha poi illustrato le tappe più significative della donazione in Italia, l’importanza della presenza di una Associazione di volontari che vigili e stimoli le istituzioni, la collaborazione con le scuole e i Comuni. “Ma soprattutto voglio ringraziare, attraverso voi qui presenti con tanti labari – ha aggiunto – i tanti volontari che da quel lontano 1971 hanno continuato a nutrire l’ideale solidale e civico della nostra Associazione”.
Prima di concludere il suo applaudito intervento, la Presidente Nazionale ha voluto portare un pubblico saluto e un ideale abbraccio a Patrizia Maggioni, prima segretaria dell’AIDO Nazionale, preziosa collaboratrice di Brumat fin dai primi giorni, e oggi sofferente per ragioni di salute. “Sappi, cara Patrizia – ha concluso la Presidente Nazionale – che ti siamo vicini e ti siamo grati per il tuo generoso impegno a favore della nostra Associazione fin da quando muoveva i primi timidi passi”.
Al termine dell’intervento della Presidente Nazionale AIDO, la Presidente Provinciale Bergamo, Monica Vescovi, ha letto la Preghiera del Donatore scritta di persona da Giorgio Brumat e adottata ufficialmente da AIDO dopo l’approvazione da parte del competente Ufficio pontificio. Nel ricordo personale di Monica Vescovi, in AIDO da molti anni avendo iniziato già dal Gruppo Giovani e con una esperienza precedente sia di Presidente Provinciale che di componente della Giunta Nazionale quale Amministratore, la traslazione di Brumat nel Famedio è il completamento di un percorso di riconoscimento dell’altissimo valore dell’operato del fondatore dell’AIDO. Ma al contempo è anche la conferma che quel lavoro, iniziato cinquant’anni fa, è ancora attuale e necessario, in una società, come la nostra, che presenta, in tema di donazioni di organi, tante luci e tante ombre.
“Mentre il trapianto – ricorda Monica Vescovi – è sempre più una chirurgia sicura e dai risvolti quasi perfetti, le opposizioni alla donazione sono ancora purtroppo tante. Le quasi novemila persone in lista d’attesa sono un richiamo per tutti noi e ci ricordano che la missione è ancora da svolgere con la stessa intensità, la stessa fiducia e lo stesso entusiasmo di sempre. Anzi: forse oggi più che mai. La Presidente Vescovi esprime al contempo un sentito grazie ai Gruppi comunali, che nel territorio bergamasco sono 140 e sono le colonne dell’Associazione. Senza i volontari tante manifestazioni non sarebbe possibile realizzarle. I nostri volontari bergamaschi rispondono sempre positivamente alle chiamate. Questa è la grande famiglia dell’Aido”.
Accompagnate dalle struggenti note del trombettista Roberto Rossoni di Urgnano, che ha suonato l’”Attenti!”, il “Riposo” (e, al termine della Messa, il “Silenzio”, prima della Preghiera del Donatore nuovamente declamata), si è formato un piccolo corteo che si è recato al Famedio per lo scoprimento della lapide. Presenti, insieme con le autorità citate, i parlamentari Alessandra Gallone e Daniele Belotti, che hanno voluto manifestare la loro vicinanza ad AIDO.
Dopo lo scoprimento della lapide per mano dei tre Presidenti: Petrin, Valli e Vescovi, i presenti si sono spostati nella chiesa dei Cappuccini del Cimitero.
La Messa è stata celebrata da don Biagio Ferrari, della chiesa di San Fermo e “amico” dell’AIDO.
Particolarmente gradita l’esibizione del Coro Adrara di Adrara San Martino, diretto dal maestro Sergio Capoferri, che ha meravigliosamente condecorato la celebrazione eucaristica. Numerosi i canti offerti: dal Sancta Maria mater Dei di Mozart KV 273 all’inizio, al Kyrie dalla Messa in Si di Mozart, KV 275, al Gloria dalla Messa in Si di Mozart, KV 275 e tanto altro, fino alla chiusura con Lacrymosa dal Requiem di Mozart KV 626. Davvero un incanto. Davvero una bella mattina in onore di un grande uomo di una grande anima: Giorgio Brumat.
La conclusione della mattinata è stata affidata a Leonida Pozzi, già Vice Presidente Nazionale, per 27 anni Presidente Regionale Lombardia, Vice Presidente Vicario della stessa Lombardia, Presidente Provinciale Bergamo e tanto altro, amico personale di Giorgio Brumat, che ha voluto ricordare con commosse e sincere parole. Riportiamo qui di seguito alcuni stralci dell’ampio intervento. Il testo comppleto si può scaricare dal sito www.aido.it.
“Ho cercato di prepararmi al meglio – ha affermato il cav. Pozzi – consapevole che ci vorrebbero libri per raccontare l’avventura di Brumat, le sue origini, il suo radicamento nella nostra provincia. Ho avuto l’onore di conoscere personalmente Giorgio e di essergli amico oltre che di essergli stato vicino in tante avventure associative e socio-sanitarie”.
“Questa nostra Associazione – ha ricordato – è nata, è stata accudita, difesa e soprattutto amata da Giorgio Brumat (…). Sono trascorsi ormai cinquant’anni dalla fondazione del DOB, da quel settembre del 1971 in cui all’oratorio del Monterosso, l’indimenticabile Giorgio lanciò la sua proposta”. (…).
“Chi ha collaborato con lui non potrà dimenticare le sue doti umane, la sua serenità di giudizio, la sua innata dirittura morale. In noi bergamaschi – ha ricordato il cav. Leonida Pozzi – lui friulano, aveva scoperto insospettate qualità che lo spinsero a testimoniare, in occasione del 20° di fondazione dell’AIDO, non solo il suo profondo affetto per Bergamo, sua ‘città di adozione ed elezione’, ma a dichiarare che solo i bergamaschi avevano quelle doti di riservatezza e generosità indispensabili per rendere possibile la fondazione di una Associazione di donatori di organi, per dare alla stessa l’indispensabile, ulteriore sostegno” (…).
“Giorgio Brumat resta il riferimento più alto per la nostra Associazione e, nel suo ricordo, noi commemoriamo oggi i tanti iscritti che, più o meno direttamente, hanno collaborato con lui. Oggi sentiamo nel cuore risuonare le parole di Giorgio quando ‘ad aumentare l’entusiasmo, alimento di una Associazione di volontariato’. (…)
Confermerebbe così quanto ebbe a dire nel suo intervento all’Assemblea nazionale di Fiuggi due giorni prima di morire: ‘Noi portiamo un’idea per molti oggi ancora nuova, ma noi l’abbiamo maturata, quindi cerchiamo di caricarla sempre di più. Dobbiamo ricordarci che non lavoriamo per noi, che non abbiamo mai lavorato per noi, ma che lavoriamo per gli altri. Per gli ammalati in particolare”. (…)
“Caro Giorgio, ti sappiamo là dove tutto è luminosa pace, accanto a chi ti ha preceduto e amato. Così come ci è di conforto sapere che la tua volontà di donare è stata rispettata e le tue cornee hanno consentito ad altri di riacquistare la vista. (…) Gli occhi di un uomo che ha saputo guardare avanti, continueranno a guardare lontano. (…) Grazie Giorgio per quello che ci hai insegnato, per averci trasmesso la grande responsabilità di portare avanti il tuo progetto”. (…)
Per questo, a nome di tutti, ti dico ancora “Grazie e arrivederci”. Continua ad accompagnarci nel nostro impegno associativo. “Mandi Giorgio”
Leonio Callioni
Mario Dometti