Fonte: L’Eco di Bergamo
A ricevere gli organi, a cavallo tra il Natale e il Capodanno, una ragazza genovese di 16 anni affetta da fibrosi cistica, malattia genetica che altera le secrezioni di molti organi, e che nel suo caso provocava sanguinamento nelle vie respiratorie e una grave malattia epatica.
«In circa il 10% dei pazienti con fibrosi cistica la malattia polmonare, sempre presente in questa condizione, si associa anche ad un coinvolgimento del fegato che porta allo sviluppo di cirrosi completa – ha spiegato Lorenzo D’Antiga, direttore della Pediatria del Papa Giovanni XXIII -. In questo caso, la funzione respiratoria globale era solo parzialmente compromessa, ma le alterazioni legate all’infiammazione cronica provocavano ricorrenti emorragie bronchiali poco controllabili con la terapia medica e pericolose per la vita della paziente. La funzione epatica era da tempo compromessa, al punto che, all’età di 11 anni, la paziente era stata sottoposta ad una procedura denominata TIPS, utilizzata per ridurre la severa ipertensione portale ed il rischio di emorragie digestive. Il progredire di questa complessa situazione ha reso necessaria la scelta di un trapianto combinato di fegato e polmoni, che la ragazza, seguita al centro fibrosi cistica dell’Ospedale Gaslini di Genova, attendeva dallo scorso mese di aprile».
Diversamente da quanto finora avvenuto nei pochi trapianti di questo tipo eseguiti fino ad oggi, ad essere sostituito per primo è stato il fegato, mentre i polmoni del donatore venivano trattati con la tecnica Ex Vivo Lung Perfusion (EVLP) per essere poi trapiantati in immediata successione.
«Avevamo già eseguito 3 trapianti di questo tipo su pazienti adulti, i primi conclusi con successo in Italia, ma questo è il primo in un paziente pediatrico – ha spiegato Michele Colledan, direttore del Dipartimento Insufficienza d’organo e trapianti -. È anche il primo di questo genere in cui ricorriamo ell’EVLP, una tecnica che simula, prima del trapianto, le condizioni in cui l’organo si trova normalmente a lavorare nel corpo umano, cioè una temperatura di 37 gradi, con regolare circolo all’interno dei vasi (perfusione) e flusso di aria nelle vie respiratorie (ventilazione), consentendo di allungare i tempi di conservazione e di valutare la funzionalità degli organi, migliorandola, se necessario».
Il trapianto ha occupato l’équipe del Papa Giovanni per tutta la giornata di sabato 29 dicembre, per 11 ore, dalle 12 alle 23. In sala come primo operatore Michele Colledan, affiancato dalla chirurga Giulia Carrara, gli anestesisti Pietro Brambillasca – che, con i perfusionisti Davide Ghitti, Gabriele Micci e Silvia Viscardi, si è occupato anche della perfusione dei polmoni -, Consuelo Mario e Magda Khotcholava e gli infermieri Moira Cuni, Andrea Battaglia, Nadia Magri, Stefania Cornelli, Denise Magri, Cristiana De Pirro, Letizia Viviani e Paola Maj e l’OSS Nicolina Sorrentino.
Gli organi, prelevati nella notte tra il 28 e il 29 dicembre in un ospedale non lombardo dai chirurghi Domenico Pinelli e Erika Vicario, hanno immediatamente ripreso la loro funzione e le condizioni della giovane sono attualmente giudicate molto buone dall’équipe del Papa Giovanni, anche se l’attende un percorso di riabilitazione.
«È un grande risultato di squadra, un successo possibile grazie al lavoro fianco a fianco della Pediatria, guidata da Lorenzo D’Antiga, della Terapia intensiva pediatrica, diretta da Ezio Bonanomi, e della Chirurgia dei Trapianti diretta da Michele Colledan – ha commentato il direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII Maria Beatrice Stasi -. Un primato che rimarca la vocazione pionieristica, la tradizione pediatrica, la competenza nel settore dei trapianti d’organo e la forza dell’approccio multidisciplinare dell’Ospedale di Bergamo, che sa offrire con i propri professionisti risposte coraggiose ed efficaci a situazioni cliniche anche molto rare e complesse».